La decadenza delle Ville, iniziata all'indomani della fine della Serenissima assunse dimensioni drammatiche verso la metà di questo secolo, dopo le due guerre mondiali.
La grande generosa battaglia in difesa delle Ville Venete iniziò proprio sul finire degli anni Quaranta per iniziativa di alcuni benemeriti uomini di cultura, di enti ed associazioni locali. Una grande Mostra girò instancabile, per anni, per tutte le principali città d'Europa e d'America e fu presentata come "Mostra denuncia" nel 1953 in Villa Contarini Simes a Piazzola sul Brenta.
Il risultato fu confortante: lo stato, gli enti pubblici, privati, si avvidero presto dell'immenso significato storico/artistico della civiltà veneta, e cominciarono a preoccuparsi della tutela e della conservazione delle Ville.
Le necessità erano enormi; le Ville Venete sono più di 4000, quasi tutte di consistenti dimensioni, costituite da complessi quali: barchesse, oratori, giardini, rustici e da apparati artistici di gran rilievo.
Le sole forze dei privati non erano sufficienti. Sulla spinta di un'opinione pubblica sensibilizzata a tutti i livelli, nacque, con legge 6 marzo 1958, n. 243, l'Ente per le Ville venete, quale consorzio tra Amministrazioni Provinciali per il Turismo delle province di Belluno, Padova, Rovigo, Treviso, Udine, Verona, Venezia, Vicenza, al quale lo stato delegava compiti specifici di tutela attraverso l'intervento economico (mutui e contributi) ma anche di competenza, quali l'espropriazione e la salvaguardia, attraverso la presenza di alcuni Soprintendenti nel Consiglio di amministrazione dell'Ente.
Nel 1979 la Regione Veneto e la Regione Friuli Venezia Giulia diedero vita all'Istituto Regionale che, da allora, è impegnato per la promozione della conoscenza e per il miglior utilizzo della Villa Veneta.