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Villa Venier Contarini, Mira - Venezia

Storia
E’ costruita alla fine del cinquecento, sulla riva sinistra del Brenta, dalla famiglia Venier e da questa abitata per circa due secoli. Nel 1700 passò di proprietà ai Contarini di San Trovaso e poi dei Barbarigo di Padova. In quel periodo Orsetta Barbarigo vi organizzava delle sontuose feste e recite. In seguito venne abitata dai Manin, poi dai Cipollato. Successivamente la cantante Adelaide Borghi- Mauro se la fece donare da un ammiratore. Tra la fine dell’ottocento e ed il 1955 l’abitarono altre famiglie: Guadalupi, Menin, Rampazzo (1921) e Capuzzo (dal 1933 al 1955). Passò poi alla Congregazione delle Suore Domenicane della Beata Imelda, attualmente di proprietà della Regione Veneto.

Architettura
Il complesso della Villa, inserito in un discreto parco, è costituito da un corpo centrale inizialmente a pianta quadrata, da due foresterie o Barchesse staccate e da un Oratorio con annesse adiacenze sul lato est. Nell’incisione lasciata dal Coronelli nel 1709 il corpo centrale appare costituito da piano terra, primo piano, secondo piano sottotetto con finestre quadrate, tetto a quattro falde. Il Costa nella sua incisione del 1750 ci mostra invece il secondo piano di proporzioni maggiori e in terzo piano sottotetto a crocera. Attualmente il corpo centrale è a pianta rettangolare perché nei primi dell’ottocento fu ampliato con l’aggiunta ai due lati di piccole stanze per tutta l’altezza. Forse questo ampliamento è opera dell’architetto Carboni il quale, e questo è certo, aggiunse dei porticati per congiungere le due Barchesse al corpo centrale. La Barchessa o foresteria di sinistra (ovest) è costituita da un piano seminterrato con soffitto a volta, da tre saloni decorati ad affresco aventi sul davanti un porticato a cinque campate ad arco ora chiuso da serramenti in legno. La Barchessa di destra (est) è costituita da un salone pure decorato ad affresco, da scuderie, da magazzini, e sul piano sottotetto da stanze per la servitù. Essa pure è dotata di un porticato a sette campate ora chiuso in parte da serramenti e in parte (ultimi due archi) da muratura. L’Oratorio che attualmente esiste all’angolo sud-est della proprietà venne ricostruito nel 1752.


Decorazioni e affreschi

Saloni della Barchessa o foresteria di sinistra (ovest): la decorazione si estende sulle pareti e sui soffitti delle tre sale. Essa è costituita da colonne che scompartiscono le pareti e da finti quadri riportati entro pesanti incorniciature di fogliame verde. L’originaria decorazione secentesca è stata in parte ricoperta da un intervento settecentesco. La prima stanza è dipinta con episodi tratti dall’Odissea. Il soffitto è costituito da un loggiato a colonne tortili aperto su finti vani e decorato al centro da un ampio riquadro con una scena di sacrificio. Nella seconda stanza l’apparato architettonico parietale è costituito da colonne adorne di viticci e da finti quadri dipinti con episodi legati alla presa di Troia. Nel soffitto una quadratura molto articolata; una finta balaustra; occhi di cielo in prospettiva ove si affacciano dei putti e al centro un riquadro col “Sacrificio di Elena” Nella terza stanza sulle pareti compartite da colonne, in parte ricoperte a ridipinture settecentesche sono rappresentati episodi relativi al primo canto dell’Illiade. Il soffitto è decorato con un complesso sistema architettonico al centro del quale è dipinto il “Consesso Olimpico”. Lo stato di conservazione è mediocre con danni più evidenti nella terza stanza, con cadute di colore e pesanti tracce di umidità. Nella stanza centrale sono stati eseguiti nel 1958 restauri da parte di C.B. Tiozzo. Attribuzione: forse Francesco Ruschi (Roma 1610-1660) per gli affreschi – forse P.A. Torri per le decorazioni architettoniche. Salone della Barchessa di destra (est): le pareti sono scompartite da colonne a capitello jonico, nicchie con finte statue e brani di paesaggio con episodi della “Favola di Psiche”. Il soffitto articolato in maniera pesante con mensoloni sostenenti un loggiato che si apre in una serie di finestre sul cielo chiaro. Al centro è dipinta la “Deificazione di Psiche”. Lo stato di conservazione è mediocre con ampie cadute di colore e traccie di umidità specie nella parte inferiore delle pareti. Attribuzione: Probabilmente il fiammingo Daniel van den Djckj (Anversa 1614 – Mantova 1670) per gli affreschi – forse P.A. Torri per le decorazioni.

 

Gli affreschi di Villa Venier

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